Carissimi fratelli,
tutta Gerusalemme andava da Giovanni che predicava e battezzava nel deserto. Lui faceva un chiamato alla conversione e al pentimento. Il popolo giudeo confessava i suoi peccati e si faceva battezzare. Ma tutto questo movimento ha un’origine molto importante: il dolore per i propri peccati. Questo pentimento ha una radice essenziale che è l’amore a Dio. Giusto di questo fatto sorge la domanda per l’uomo d’oggi: Perché facciamo fatica per andarci a confessare? Perché sembrerebbe così difficile chiedere perdono a Dio? Perché tanti rimangono senza la grazia di Dio per lunghi periodi?
Quando offendiamo a qualcuno che amiamo molto subito ci nasce la necessità di fare pace. Non ci stiamo tranquilli sapendo che il nostro rapporto è ferito, c’è in noi l’urgenza di chiedere il perdono. Quando la persona che abbiamo offeso non è così importante per noi, di solito lasciamo passare il tempo. Quell’urgenza per riconciliarci non la sentiamo così forte come quando c’è l’amore. Ne anche parlare quando il rapporto con l’altro è molto debole o non esiste proprio. In quei casi forse non ci interessa fare pace nemmeno chiedere il perdono.
Allora è logico pensare che se dopo commettere un peccato non abbiamo un vero dolore per l’offesa fatta al Signore, non sentiamo la necessità di confessare, il nostro amore verso di Lui è molto debole. Questo è un grande problema, una mancanza che non possiamo trascurare.
Sicuramente oggi Giovanni chiama anche a noi. L’avvento è un tempo per esaminarci, nel caso d’oggi, sull’amore. Forse ci sono altri amori nel nostro cuore che tolgono il posto a Dio. Mentre non lo mettiamo nel centro della nostra vita faremmo sempre molta fatica ad andare avanti nella vita spirituale. Gesù ci offre il suo amore insieme al suo perdono, basta chiederlo, basta amarlo abbastanza come per curare sempre il nostro rapporto con Lui. Allora la nostra priorità di vita sarà la comunione con Cristo.
Fino al Cielo.
P. César Piechestein
ilpreteditutti
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