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martes, 30 de noviembre de 2010

Vivere il Avvento - Dai «Discorsi» di san Bernardo, abate

Il dono dell'Avvento

Fratelli, celebrate come si conviene, con grande fervore di spirito, l'Avvento del Signore, con viva gioia per il dono che vi viene fatto e con profonda riconoscenza per l'amore che vi viene dimostrato.

Non meditate però solo sulla prima venuta del Signore, quando egli entrò nel mondo per cercare e salvare ciò che era perduto, ma anche sulla seconda, quando ritornerà per unirci a sé per sempre.

Fate oggetto di contemplazione la doppia visita del Cristo, riflettendo su quanto ci ha donato nella prima e su quanto ci ha promesso per la seconda.

«È giunto infatti il momento», fratelli, «in cui ha inizio il giudizio a partire dalla casa di Dio» (1 Pt 4, 17). Ma quale sarà la sorte di coloro che rifiutano attualmente questo giudizio? Chi infatti si sottrae al giudizio presente in cui il principe di questo mondo viene cacciato fuori, aspetti, o, piuttosto, tema il Giudice futuro dal quale sarà cacciato fuori insieme al suo principe. Se invece noi ci sottomettiamo già ora al doveroso giudizio, siamo sicuri, e «aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso» (Fil 3, 20b-21a). «Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro» (Mt 13, 43).

«Il Salvatore trasfigurerà» con la sua venuta «il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso» solo se già prima troverà rinnovato e conformato nell'umiltà al suo il nostro cuore. Per questo dice: «Imparate da me che sono mite ed umile di cuore» (Mt 11, 29). Considera in queste parole la doppia specie di umiltà, quella di conoscenza e quella di volontà. Quest'ultima qui viene chiamata umiltà di cuore. Con la prima conosciamo il nostro niente, come deduciamo dall'esperienza di noi stessi e della nostra debolezza. Con la seconda rifiutiamo la gloria fatua del mondo. Noi impariamo l'umiltà del cuore da colui che «spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo» (Fil 2, 7), da colui che, quando fu richiesto per essere fatto re, fuggì; invece quando fu ricercato per essere coperto di oltraggi e condannato all'ignominia e al supplizio della croce, si offrì di propria spontanea volontà.

lunes, 22 de noviembre de 2010

Gesú é l'unico Re, quindi deve essere il tuo Re - Dall'opuscolo «La preghiera» di Origène, sacerdote

Venga il tuo regno

Il regno di Dio, secondo la parola del nostro Signore e Salvatore, non viene in modo da attirare l'attenzione e nessuno dirà: Eccolo qui o eccolo là; il regno di Dio è in mezzo a noi (cfr. Lc 16, 21), poiché assai vicina è la sua parola sulla nostra bocca e nel nostro cuore (cfr. Rm 10, 8). Perciò, senza dubbio, colui che prega che venga il regno di Dio, prega in realtà che si sviluppi, produca i suoi frutti e giunga al suo compimento quel regno di Dio che egli ha in sé. Dio regna nell'anima dei santi ed essi obbediscono alle leggi spirituali di Dio che in essi abita. Così l'anima del santo diventa proprio come una città ben governata. Nell'anima dei giusti è presente il Padre e col Padre anche Cristo, secondo quell'affermazione: «Verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23).
 
Ma questo regno di Dio, che è in noi, col nostro instancabile procedere giungerà al suo compimento, quando si avvererà ciò che afferma l'Apostolo del Cristo. Quando cioè egli, dopo aver sottomesso tutti i suoi nemici, consegnerà il regno a Dio Padre, perché Dio sia tutto in tutti (cfr. 1 Cor 15, 24. 28). Perciò preghiamo senza stancarci. Facciamolo con una disposizione interiore sublimata e come divinizzata dalla presenza del Verbo. Diciamo al nostro Padre che è in cielo: «Sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno» (Mt 6, 9-10). Ricordiamo che il regno di Dio non può accordarsi con il regno del peccato, come non vi è rapporto tra la giustizia e l'iniquità né unione tra la luce e le tenebre né intesa tra Cristo e Beliar (cfr. 2 Cor 6, 14-15).

Se vogliamo quindi che Dio regni in noi, in nessun modo «regni il peccato nel nostro corpo mortale» (Rm 6, 12). Mortifichiamo le nostre membra che appartengono alla terra (cfr. Col 3, 5). Facciamo frutti nello Spirito, perché Dio possa dimorare in noi come in un paradiso spirituale. Regni in noi solo Dio Padre col suo Cristo. Sia in noi Cristo assiso alla destra di quella potenza spirituale che pure noi desideriamo ricevere. Rimanga finché tutti i suoi nemici, che si trovano in noi, diventino «sgabello dei suoi piedi» (Sal 98, 5), e così sia allontanato da noi ogni loro dominio, potere ed influsso. Tutto ciò può avvenire in ognuno di noi. Allora, alla fine, ««l'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte» (1 Cor 15, 26). Allora Cristo potrà dire anche dentro di noi: «Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione?» (1 Cor 15, 55; cfr. Os 13, 14). Fin d'ora perciò il nostro «corpo corruttibile» si rivesta di santità e di incorruttibilità; e ciò che è mortale cacci via la morte, si ricopra dell'immortalità del Padre (cfr. 1 Cor 15, 54). Così regnando Dio in noi, possiamo già godere dei beni della rigenerazione e della risurrezione.

martes, 16 de noviembre de 2010

Pensando nel giorno del Giudizio Finale - Dal «Commento sui salmi» di sant'Agostino, vescovo

Non opponiamo resistenza alla prima venuta per non dover poi temere la seconda

«Allora si rallegreranno gli alberi della foresta davanti al Signore che viene, perché viene a giudicare la terra» (Sal 95, 12-13). Venne una prima volta, e verrà ancora in futuro. Questa sua parola è risuonata prima nel vangelo: «D'ora innanzi vedrete il Figlio dell'uomo venire sulle nubi del cielo» (Mt 26, 64). Che significa: «D'ora innanzi»? Forse che il Signore deve venire già fin d'ora e non dopo, quando piangeranno tutti i popoli della terra? Effettivamente c'è una venuta che si verifica già ora, prima di quella, ed è attraverso i suoi annunziatori. Questa venuta ha riempito tutta la terra.
La misericordia sta acanto la giustizia

Non poniamoci contro la prima venuta per non dover poi temere la seconda.
Che cosa deve fare dunque il cristiano? Servirsi del mondo, non farsi schiavo del mondo. Che significa ciò? Vuol dire avere, ma come se non avesse. Così dice, infatti, l'Apostolo: «Del resto, o fratelli, il tempo ormai si è fatto breve: d'ora innanzi quelli che hanno moglie vivano come se non l'avessero; coloro che piangono, come se non piangessero; e quelli che godono, come se non godessero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano del mondo, come se non ne usassero, perché passa la scena di questo mondo. Io vorrei vedervi senza preoccupazioni» (1 Cor 7, 29-32).

Chi è senza preoccupazione, aspetta tranquillo l'arrivo del suo Signore. Infatti che sorta di amore per Cristo sarebbe il temere che egli venga? Fratelli, non ci vergogniamo? Lo amiamo e temiamo che egli venga! Ma lo amiamo davvero o amiamo di più i nostri peccati? Ci si impone perentoriamente la scelta. Se vogliamo davvero amare colui che deve venire per punire i peccati, dobbiamo odiare cordialmente tutto il mondo del peccato.

Lo vogliamo o no, egli verrà. Quindi non adesso; il che ovviamente non esclude che verrà. Verrà, e quando non lo aspetti. Se ti troverà pronto, non ti nuocerà il fatto di non averne conosciuto in anticipo il momento esatto.

«E si rallegreranno tutti gli alberi della foresta». È venuto una prima volta, e poi tornerà a giudicare la terra. Troverà pieni di gioia coloro che alla sua prima venuta «hanno creduto che tornerà».

«Giudicherà il mondo con giustizia e con verità tutte le genti» (Sal 95, 13). Qual è questa giustizia e verità? Unirà a sé i suoi eletti perché lo affianchino nel tribunale del giudizio, ma separerà gli altri tra loro e li porrà alcuni alla destra, altri alla sinistra. Che cosa vi è di più giusto, di più vero, che non si aspettino misericordia dal giudice coloro che non vollero usare misericordia, prima che venisse il giudice? Coloro invece che hanno voluto usare misericordia, saranno giudicati con misericordia. Si dirà infatti a coloro che stanno alla destra: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo» (Mt 25, 34). E ascrive loro a merito le opere di misericordia: «Perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere» (Mt 25, 35-40) con quel che segue.

A quelli che stanno alla sinistra, poi, che cosa sarà rinfacciato? Che non vollero fare opere di misericordia. E dove andranno?: «Nel fuoco eterno» (Mt 25, 41). Questa terribile sentenza susciterà in loro un pianto amaro. Ma che cosa dice il salmo? «Il giusto sarà sempre ricordato; non temerà annunzio di sventura» (Sal 111, 6-7). Che cos'è questo «annunzio di sventura»? «Via da me nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli» (Mt 25, 41). Chi godrà per la buona sentenza non temerà quella di condanna. Questa è la giustizia, questa è la verità.

O forse perché tu sei ingiusto, il giudice non sarà giusto? O forse perché tu sei bugiardo, la verità non dirà ciò che è vero? Ma se vuoi incontrare il giudice misericordioso, sii anche tu misericordioso prima che egli giunga. Perdona se qualcuno ti ha offeso, elargisci il superfluo. E da chi proviene quello che doni, se non da lui? Se tu dessi del tuo sarebbe un'elemosina, ma poiché dai del suo, non è che una restituzione! «Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto?» (1 Cor 4, 7).

Queste sono le offerte più gradite a Dio: la misericordia, l'umiltà, la confessione, la pace, la carità. Sono queste le cose che dobbiamo portare con noi e allora attenderemo con sicurezza la venuta del giudice il quale «Giudicherà il mondo con giustizia e con verità tutte le genti» (Sal 95, 13).

domingo, 14 de noviembre de 2010

Il Vangelo della Domenica - XXXIII Tempo Ordinario

Carissimi fratelli ,

oggi il Vangelo ci chiama a una profonda revisione della nostra vita e di come ci stiamo preparando per il momento quando dovremmo presentarci a giudizio per rendere conto delle nostre opere e omissioni. Il giorno del Giudizio Finale sarà pure il giorno di nostra liberazione, potremmo entrare a sfruttare della promessa che Dio ci ha fatto e che in Gesù si fa realtà. Non dobbiamo avere paura da quel giorno, pero dobbiamo essere prepararci ogni giorno vivendo in totalità la nostra vocazione cristiana.

Gesú ci libererá quando verrá in Gloria
Il Signore comincia il Vangelo affermando che il tempio di Gerusalemme che era il orgoglio degli ebrei, sarebbe distrutto totalmente . Pare che Gesù vuole farci capire cose sono le veramente importanti . Perché quando si tratta delle cose e delle priorità, a volte non abbiamo chiare le idee. La stessa cosa succede con le persone che amiamo e quelle che dobbiamo amare. Tante volte i nostri affetti ci portato dietro a tanti, meno a Gesù, per chi non siamo capaci di riservare ne meno uno dei primi posti. Sappiamo perfettamente che i primo posto è il suo.

Perciò tante volte quando ci arrivano le difficoltà, ci affogano le responsabilità o le prove ci spaventano , a Gesù li diamo le spalle. Oggi si parla troppo delle statistiche dei catolici che vanno in chiesa la domenica. Pur troppo le percentuali sono basse ed è una verità che preoccupa . L’elenco dei ragioni per mancare a Messa è infinito e tanti sono abbastanza creativi.

Il 31 ottobre scorso furono assassinati quasi cinquanta cristiani catolici, tra di loro due preti. La Cattedrale di Bagdad fu rapita con tutti questi fedeli dentro, perché era domenica e loro stavano celebrando la Messa come ogni settimana. Morirono martiri della fede. La domenica seguente, alla stessa ora e nella stessa chiesa i cristiani hanno celebrato la messa. Non si sono scoraggiati, anzi sempre il sangue dei martiri è stato il seme di nuovi cristiani. Nessuno è rimasto a casa, sebbene potrebbero avere usato la scusa della paura ad essere uccisi come i suoi amici.

Gesù ci ricorda che le persecuzioni ci saranno sempre, sono parte della vita dei cristiani, pero noi saremo liberati al finale della nostra vita in questo mondo. Soltanto la perseveranza ci darà i meriti per entrare nel Regno dei Cieli . Soltanto gli eroi ricevono i premi, solo chi ha vinto riceve la corona. Non dobbiamo lasciare che le difficoltà ci facciano smettere di lottare. Dio ci aspetta con le sue braccia paerte.
Fino al Cielo.

P. César Piechestein
ilpreteditutti

martes, 9 de noviembre de 2010

Per pregare meglio - Maria ci da l'esempio

A MARIA RIPARATRICE

Vergine Immacolata, rifugio dei peccatori, Tu che, per riparare le ingurie fatte a Dio ed il male arrecato all’uomo dal peccato, ti rassegnasti alla morte del tuo divino Figlio, sii a noi propizia sempre; e nel cielo, ove regni gloriosa, prosegui in favore nostro la tua opera di zelo e di amore.

Noi vogliamo essere figli tuoi. Tu addimostrati ancora Madre nostra. Ottienici da Gesù, il riparatore divino, che, applicando alle nostre anime il fruto della sua passione e morte, ci liberi dai legami delle nostre iniquità.

Sia egli luce nostra in seno alle tenebre; nostra forza nelle debolezze; nostro soccorso in mezzo ai pericoli; e, dopo averci confortati con la sua grazia e con l’amore suo nel tempo, ci conceda di amarlo, di vederlo e possederlo nell’eternità.
Amen.

(San Pio X, pp)

domingo, 7 de noviembre de 2010

Il Vangelo della Domenica - XXXII Tempo Ordinario

Carissimi fratelli,
nel Vangelo di oggi San Luca ci mostra a Gesù che ci ricorda una delle verità più importane della nostra fede: la Risurrezione dei morti. Purtroppo l’atteggiamento dei saducei non è il migliore perché cercano di mettere il Signore nella prova, vogliono farlo cadere in una trapola per prenderlo in giro. Pero il Signore che sa come far uscire cose buone delle cattive, sa come approfittare la opportunità per lasciarci una profonda lezione.
Perché ricordare la risurrezione dei morti ci deve far riflettere in alcuni punti essenziali della vita in questo mondo. Alcuni pensano sbagliando che parlare della scatologia è come una strategia per mettere paura alla gente. In realtà pensare nella morte, nel Cielo, nel inferno e nel purgatorio, ci aiuta a comprendere chiaramente qual è il nostro scopo nella vita presente.

La Risurrezione ha vinto la morte !!!
Ricordare che tutti risorgeremo il giorno in cui il Cristo ritornerà in gloria ci aiuta a capire che la vita in questo mondo e un passaggio, è il tempo per guadagnare la vita futura, per fare i meriti che ci permetteranno d’entrare nel Regno dei Cieli . Nella prima lettura di oggi i sette fratelli ci hanno dato una lezione potente . Loro hanno disprezzato sua vita, portando coraggiosamente i dolori delle torture precisamente perché hanno riconosciuto che è preferibile perdere tutto, meno la vita eterna. Fanno n professione di fede totale, che commuove agli stessi assassini .
Altro punto importantissimo è il rapporto che esiste tra questa verità di fede e il amore per il prossimo . Come cristiani sappiamo che la morte non è il finale della nostra esistenza, seno un cambio, la entrata alla vita nuova. Pero sebbene questa speranza ci allontana della disperazione davanti alla morte dei nostri cari, non sempre ricordiamo che non soltanto sono vivi spiritualmente, ma li potremo vedere come li vedevamo en questa vita. Quando saremo risorti ci sarà possibile convivere con i nostri parenti e amici defunti. Potremo condividere altra volta la sua compagnia e il suo affetto. Non saremo esseri astratti , che non si possono toccare, perché tutti avremo i nostri corpi risorti .
Oggi il Signore ci incoraggia a vivere come i suoi discepoli, ricordandoci che c’è una vita perfetta che ci aspetta. Ci consola con la speranza de ritrovare chi portiamo nel cuore, sebbene adesso non li possiamo vedere perché sono partiti prima di noi. Il Signore e buono ed è un dolce Pastore.
Fino al Cielo.

P. César Piechestein
ilpreteditutti

lunes, 1 de noviembre de 2010

Il Vangelo della Domenica - XXXI Tempo Ordinario

Carissimi fratelli,
La figura di Zaccheo è come una chiamata di attenzione, è l’esempio di qualcuno pronto per fare qualsiasi cosa per Gesù. E mi raccomando, non lo dico soltanto perche lui ha salito sullo sicomòro, ma perché aveva questo atteggiamento di prontezza costante nella ricerca del Signore.

Animo vai con Gesú !
San Luca lo ci fa sapere a traverso i verbi che usa per descrivere la energia di Zaccheo: “corse un po’ avanti e si arrampicò sopra un albero”; “Zaccheo scese subito dall’albero e con grande gioia …”. E poi la sua reazione quasi istantanea quando decide mostrare la sua conversione con il dono della metà dei suoi beni ai poveri e rendendo quattro volte quel che aveva rubato.

C’è un pensiero che dice “Chi da subito, da due volte”. Chi è generoso, che veramente vuole dare, non si fa aspettare. Così è stato l’atteggiamento di Zaccheo. Tanta energia, tanta disponibilità, tanto desiderio di trovare Gesù. Niente lo poteva fermare: nella sua piccolezza, nei pregiudizi della gente, nella coscienza del proprio peccato. Tutto era poco davanti alla opportunità di conoscere il Messia, di ricevere il suo perdono.

La cultura odierna ci spinge verso la indifferenza . Siamo saturati di tutto, nulla ci muove, nessuna cosa ci meraviglia. Fino i bambini hanno perso il desiderio di giocare, la immaginazione, la creatività, quasi nascono annoiati. Questa indifferenza generalizzata ci fa lenti, freddi, non capaci di reagire davanti a una sfida o un problema. Siamo diventati parte di una generazione che vive tra la frustrazione e la noia .

Soltanto Dio fa nuove tutte le cose, solo in Lui tutta la nostra vita ricovera il suo senso. Gesù è venuto per darci una vita abbondante e piena, pero dobbiamo muoverci per trovarla. Zaccheo poteva rimanere nel piano, lamentandosi di essere piccolo, pero decise di salire sull’albero. C’era qualcosa in lui che lo spingeva. Dio già attuava in lui e Zaccheo si è lasciato portare della sua ispirazione.

Oggi Gesù ci invita a imitare Zaccheo. Basta di stare fermi, passivi vivendo nella indifferenza . Dobbiamo andare a incontrare Gesù che ci aspetta in Chiesa. Soltanto Lui ci può dare la gioia di quelli che si sanno amati, la pienezza di chi vive con un obiettivo chiaro. Per chi ha trovato Gesù, questa vita è un anticipo del Cielo.
Fino allo stesso Cielo.

P. César Piechestein
ilpreteditutti