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lunes, 31 de octubre de 2011

Tempo Ordinario. XXXI Domenica - Fare vita il Vangelo

Carissimi fratelli,
ci sono alcune domande che dobbiamo rispondere per andare avanti per la strada giusta. Una di quelle è: qual’ è lo scopo della nostra vita, il senso della esistenza umana? Domenica scorsa Gesù ci ha ricordato che il centro della legge è l’amore, a Dio sopra ogni cosa e al prossimo come a noi stessi. Questa volta è Lui che ci ricorda che questo amore non è soltanto un bel sentimento.

L’amore cristiano si chiama carità. Non è semplice frutto delle forze umane, ma opera della grazia di Dio che agisce dentro di noi. Questo amore si traduce in opere di bene,perciò i cristiani sempre si distinguono perche sono servi. Lo stesso Cristo ci ricorda nel Vangelo d’oggi che chi vuole essere il primo dovrà essere lo schiavo di tutti.

Questo non lo avevano capito i farisei e gli scrivi. Perciò Gesù si lamenta di questo desiderio loro di apparire, di farsi vedere. La motivazione del discepolo di Cristo non può essere l’amore proprio ma l’amore a Dio. Nell’umiltà è la rinuncia si fa il vero bene, perché si pensa prima nel bene altrui, nella salvezza delle anime, nella felicità eterna.

Oggi il Signore ci chiama a servire sempre senza aspettare niente a contraccambio. Se approfittiamo ogni opportunità che la vita quotidiana ci offre per fare il bene, non avremo mai tempo per raccogliere complimenti ne ringraziamenti. Tutto ciò lo aspettiamo dal Padre che ci lo darà in abbondanza quando andremo da Lui nella vita eterna.
Fino al Cielo.

P. César Piechestein
ilpreteditutti

martes, 25 de octubre de 2011

Tempo ordinario, XXX Domenica - Fare vita il Vangelo

Carissimi fratelli,
non è cosa semplice parlare del amore. Dio è amore. Quando Gesù nel Vangelo di questa domenica ci ha parlato dei comandamenti principali, ci ha ricordato che tutto si riassume nel amore a Dio sopra ogni cosa e al prossimo come a noi stessi. Si dice subito, però è il compito della nostra esistenza.

Tutti sappiamo che il Signore ci ama. Se qualcuno ha qualche dubbio, basta dare uno sguardo alla Croce di Cristo. Gesù morto sulla Croce è la suprema prova dell’amore di Dio per l’umanità. La Croce ci parla di amore. Perciò non possiamo concepire un amore senza croce.

Allora sempre possiamo affermare che per amare c’è bisogno di una croce. Per amare dobbiamo essere capaci di pensare prima nell’essere amato, capaci di rinunciare, di negare noi stessi, dando la precedenza sempre a l’altro. Questo si applica nel amore a Dio tanto come nel amore al prossimo. Quindi se non siamo disposti al sacrificio, a lasciar perdere i nostri interessi, le nostre necessità, alla fine, il nostro metterci sempre in primo luogo, non riusciremo mai ad amare.

Questa volta Gesù ci propone una sfida primordiale nella vita cristiana autentica. Se vogliamo amare in verità, dobbiamo lasciarci guidare dalla Croce, dal suo esempio. Amare è bello, però non è facile. L’amore per la sua natura ci fa uscire da noi per andare all’incontro del fratello. Senza la croce della propria negazione non ci sarà mai possibile.
Fino al Cielo.

P. César Piechestein
ilpreteditutti

lunes, 17 de octubre de 2011

Tempo Ordinario, XXIX Domenica - Fare vita il Vangelo

Giustizia è dare ad ogni uno ciò che è suo. Quando Gesù dice “Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio” subito ci dobbiamo domandare a chi apparteniamo. Nessuno è il proprio padrone, tutti apparteniamo a qualcuno. Essendo cristiani lo giusto è riconoscere la nostra appartenenza al Signore, tuttavia molte volte il nostro agire quotidiano rivela un cosa molta diversa.Ci sono molti “cesari” che si possono mettere al posto di Dio, rubandoci della sua mano. Possiamo elencare alcuni.

Il primo è secondo me più pericoloso “cesare” siamo noi stessi. Tante volte non ci arrendiamo al Signore perché siamo chiusi in noi stessi, convinti di che siamo il centro del pianeta. L’egoista è incapace de riconoscersi proprietà del Signore.

Il secondo, terzo e quarto “cesare” sono i conosciuti come nemici del’anima: il mondo, il demonio e la carne. Tutte e tre ci allontanano da Dio, diventando loro padroni della nostra esistenza. E così tanti altri come il denaro, il piacere disordinato, etc.

Non possiamo semplicemente non appartenere a nessuno, sempre sarà qualcosa che si impadronisca di noi. Una vita donata a qualsiasi “cesare” sarà sempre buia e triste. Non è bello donarsi a un padrone crudele, che non cerca il tuo bene.

Dio invece è il bel pastore, che si prende cura delle sue pecorelle. Lui è il Padre misericordioso che ci bacia e abbraccia sempre. Il Redentore che ci ha comprato a prezzo del suo sangue. Solo Lui ci può rendere veramente felici, la nostra vita ha in Lui un senso chiaro, una meta che è al di sopra di qualsiasi cosa.

Oggi dobbiamo fare giustizia a Dio e a noi stessi. Basta di appartenere a chi non ci merita, a chi non ha fatto niente di buono per noi. I “cesari” non amano, sono crudeli e sono la nostra perdizione. Diamoci a Dio, perchè sempre siamo stati suoi.
Fino al Cielo.

P. Cèsar Piechestein
ilpreteditutti