Carissimi fratelli,
nel Vangelo di domenica scorsa Dio manifesta la sua misericordia infinita. Precisamente lo fa attraverso la fiducia che dimostra facendoci parte della sua opera. Nella parabola, il padrone che rappresenta a Dio, prima di andarsene consegna a ogni uno dei suoi servi la quantità di talenti che ciascuno è capace d’amministrare. Si fida totalmente della loro responsabilità e si può dire di più, si fida del nostro amore che è ciò che alla fine ci fa agire.
Tuttavia la risposta umana non è sempre quella giusta. I due primi servi raddoppiano con il loro lavoro, il capitale affidato. Mostrano così il loro impegno, la loro volontà di servire il loro padrone. Mettendoci noi nel ruolo dei servi fedeli dobbiamo pensare che cosa ci muove ad operare e a servire Dio. Non siamo robot dunque le nostre azioni corrispondono a una motivazione interna. Abbiamo bisogno di rispondere questa domanda: perché agisco io, che mi muove a fare o non fare? Se la risposta è l’amore, siamo nella strada giusta.
Invece il terzo servo, chiamato “malvagio e pigro” per il padrone, non aveva fatto niente. C’era qualche mancanza, non aveva movente ne motivazione positiva. Soltanto un timore ingiustificato al suo padrone, basato in rumori, in chiacchiere. Non conoscendo veramente al suo padrone non lo amava, non si sentiva impegnato con Lui. Se la nostra religione è superficiale, è più un’abitudine esterna e no un rapporto personale con Gesù, siamo proprio nello stesso guaio del servo pigro.
Dio è amore, misericordia tradotta in fiducia. Lui ci fa partecipare attivamente nella sua opera, nella storia della salvezza. Basta lasciarci abbracciare di questo infinito amore per sentirci spinti a collaborare, a servirlo. L’amore ci fa generosi, creativi, imprenditori, capaci di trovare nuove maniere di servire, di creare nuovi mezzi per portare Gesù agli altri, etc. Siamo in ritardo quindi cominciamo oggi e con tutte le nostre forze.
Fino al Cielo.
P. Cèsar Piechestein
ilpreteditutti
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