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domingo, 12 de febrero de 2012

Domenica VI del Tempo Ordinario - Fare vita il Vangelo

Carissimi fratelli,
è stato impossibile per il lebbroso del Vangelo d’oggi tacere la grazia che aveva ricevuto dal Signore. La sua testimonianza è diventata così forte che Gesù non poteva più apparire in pubblico perché tutti volevano toccarlo e ricevere dei favori. Ma perché non è riuscito a obbedire, perché non è rimasto in silenzio come glielo aveva chiesto il Signore.

Già nella prima lettura ci fanno capire quale era lo stile di vita che aspettava a un malato di lebbra. Doveva abitare fuori l’accampamento da solo, e se si avvicinava doveva farlo urlando “Immondo, immondo”. Era una vita di grande sofferenza e umiliazione. E’ di questa vita che è stato riscattato l’uomo del Vangelo d’oggi. 

Quando nella seconda lettura San Paolo ci ricorda che tutto ciò che facciamo lo dobbiamo fare per glorificare Dio, possiamo capire ciò che fatto il ex lebbroso. L’unica maniera di ripagare a Dio il bene ricevuto era farlo conoscere, magnificare il suo nome mostrando il miracolo accaduto.

La domanda che ci dobbiamo fare e se anche noi diamo gloria a Dio con la nostra vita. Sicuramente possiamo fare un elenco abbastanza lungo di grazie ricevute da Dio, ma sarà anche così lungo l’elenco delle volte che lo abbiamo glorificato. 

E non è che Lui abbia bisogno di essere glorificato, non per se stesso. Glorificare Dio è un bene per il prossimo, perché è così che tutti possono conoscere il potere e soprattutto l’amore di Gesù. Sempre attraverso la testimonianza dei cristiani è che altri uomini hanno raggiunto la fede, hanno creduto al Vangelo. Questa è l’importanza di glorificare il Signore.

Oggi dobbiamo fare come il lebbroso, non possiamo tacere. Se non tacciamo, parleranno le pietre.
Fino al Cielo.

P. César Piechestein
ilpreteditutti

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