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lunes, 28 de noviembre de 2011

Tempo di Avvento, I Domenica - Fare vita il Vangelo

Carissimi fratelli,
riflettendo il Vangelo della prima domenica d’Avvento ho ricordato un episodio della mia gioventù. Quando avevo quindici anni e cominciavo i miei studi del liceo ho scelto studiare scienze. Ricordo la mia sorpresa quando ho visto per prima volta il libro di Anatomia. Era proprio un mattone, secondo me impossibile da studiare. La sola idea di dover portarlo nello zaino a scuola, mi faceva stancare. Il primo giorno di lezione volevo conoscere a chi ci aveva fatto comprare questa carica, per me inutile. La dottoressa Aguilar era piccola e sorridente, ma dal primo momento ci fece capire che dovevamo impegnarci tutti giorni. Il suo metodo era semplice: ogni giorno uno di noi doveva mettersi in piedi e spiegare la lezione del giorno prima. Quindi da quel momento il libro (conosciuto come Tortora, per il cognome del suo autore) diventò un nostro compagno quotidiano. Devo riconoscere che alla fine quella è stata la materia più approfondita e approfittata di tutto il mio processo educativo. Ancora conservo il libro come ricordo della morale che mi fece imparare.

Due sono le lezioni che mi lasciò quella esperienza. La prima è che nessuna cosa che possa sembrare impossibile da fare lo è per chi è disposto a farla a poco a poco, un passo alla volta. La seconda morale è che dobbiamo essere sempre pronti, così come dovevamo studiare sempre perché non sapevamo quando ci sarebbe stato il nostro turno di spiegare lo imparato il giorno prima.

Nel Vangelo Gesù ci ricorda entrambe le cose. Prima che abbiamo tutti un compito. Non è soltanto di non fare del male, o fare sempre del bene. Per dirlo tutto è che dobbiamo essere santi. Sembra un compito difficilissimo però non impossibile perché sappiamo che molti ci sono riusciti. Sicuro che si lo facciamo un poco alla volta, un passo avanti ogni giorno, alla fine della nostra vita saremmo più vicini alla meta.
Il Signore ci ricorda anche che dobbiamo essere sempre pronti, ma come farlo se la santità è così difficile da raggiungere. Gesù non ci chiede impossibili, basta che quando “arriverà il padrone” ci trovi lavorando, voglio dire dando quel passo quotidiano. Così come alla mia professoressa bastava con verificare che avevamo studiato la lezione del giorno precedente.

Abbiamo cominciato l’Avvento. Siamo chiamati a cose grandi: alla santità, a far parte del Regno dei Cieli. Tutto si può con pazienza e costanza. Un passo al giorno, senza fermarci mai. E’ così possiamo dire con sincerità “Vieni Signore Gesù.”
Fino al Cielo.

P. César Piechestein
ilpreteditutti

jueves, 24 de noviembre de 2011

La vita eterna - Dalle «Conferenze» di san Tommaso d'Aquino, sacerdote

Mi sazierò quando apparirà la tua gloria

Quando saranno compiuti tutti i nostri desideri, cioè nella vita eterna, la fede cesserà. Non sarà più oggetto di fede tutta quella serie di verità che nel «Credo» si chiude con le parole: «vita eterna. Amen».

La prima cosa che si compie nella vita eterna è l'unione dell'uomo con Dio.
Dio stesso, infatti, è il premio ed il fine di tutte le nostre fatiche: «Io sono il tuo scudo, e la tua ricompensa sarà molto grande» (Gn 15, 1). Questa unione poi consiste nella perfetta visione: «Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa, ma allora vedremo faccia a faccia» (1 Cor 13, 12).
La vita eterna inoltre consiste nella somma lode, come dice il Profeta: «Giubilo e gioia saranno in essa, ringraziamenti e inni di lode» (Is 51, 3). Consiste ancora nella perfetta soddisfazione del desiderio. Ivi infatti ogni beato avrà più di quanto ha desiderato e sperato. La ragione è che nessuno può in questa vita appagare pienamente i suoi desideri, né alcuna cosa creata è in grado di colmare le aspirazioni dell'uomo. Solo Dio può saziarlo, anzi andare molto al di là, fino all'infinito. Per questo le brame dell'uomo si appagano solo in Dio, secondo quanto dice Agostino: «Ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore è senza pace fino a quando non riposa in te».

I santi, nella patria, possederanno perfettamente Dio. Ne segue che giungeranno all'apice di ogni loro desiderio e che la loro gloria sarà superiore a quanto speravano. Per questo dice il Signore: «Prendi parte alla gioia del tuo padrone» (Mt 25, 21); e Agostino aggiunge: «Tutta la gioia non entrerà nei beati, ma tutti i beati entreranno nella gioia. Mi sazierò quando apparirà la tua gloria»; ed anche: «Egli sazia di beni il tuo desiderio». Tutto quello che può procurare felicità, là è presente ed in sommo grado. Se si cercano godimenti, là ci sarà il massimo e più assoluto godimento, perché si tratta del bene supremo, cioè di Dio: «Dolcezza senza fine alla tua destra» (Sal 15, 11).

La vita eterna infine consiste nella gioconda fraternità di tutti i santi. Sarà una comunione di spiriti estremamente deliziosa, perché ognuno avrà tutti i beni di tutti gli altri beati. Ognuno amerà l'altro come se stesso e perciò godrà del bene altrui come proprio.

Così il gaudio di uno solo sarà tanto maggiore quanto più grande sarà la gioia di tutti gli altri beati.

lunes, 21 de noviembre de 2011

Solennitá di Cristo Re - Fare vita il Vangelo

Carissimi fratelli,
non esiste cosa più naturale che amare ai nostri genitori. Magari la ragione più chiara è che sono stati loro a darci la vita e a curarci e farci crescere. La risposta normale a tanta attenzione è giustamente l’amore. Amiamo come risposta al amore ricevuto, non farlo sarebbe una grande ingratitudine. Perciò è naturale amare Gesù. Nessuno ci ha amato tanto, nessuno ci ha fatto tanto del bene. Lui si è consegnato per redimerci, per aprirci le porte del Cielo.

Celebrare la solennità di Gesù Cristo Re del universo ci fa pensare nella maniera come Lui regna sul mondo. Non possiamo immaginarlo come un re che approfitta la sua posizione, il suo potere, per dominare, per farsi servire. Tutto lo opposto, Lui abita in mezzo a noi come quello che serve, che si dona per amore e questo amore si traduce nel bene fatto a chi si ama. Si può capire allora perché nel Vangelo parla del giudizio finale facendo vedere come saremmo giudicati sulle opere di misericordia fatte o omesse.

Gesù non ha bisogno di niente perché Lui è Dio. Tuttavia si fa presente nei bisognosi, nei piccoli, nei sofferenti. Lì aspetta essere amato e servito. Quella è la maniera che i cristiani abbiamo di regnare. Così come il nostro Maestro è passato facendo il bene, anche noi siamo chiamati ad amare nel servizio a tutti, specialmente ai più deboli.

Per noi è naturale amare quindi sarà anche naturale servire. L’indifferenza non è parte del cristianesimo, siamo di quelli che si prendono cura degli altri, che sono disposti a donarsi e a rinunciare per il bene supremo. Soltanto attraverso l’amore si può trasformare il mondo. Soltanto amando si può entrare in paradiso.
Fino al Cielo.

P. Cèsar Piechestein
ilpreteditutti

lunes, 14 de noviembre de 2011

Tempo Ordinario, XXXIII Domenica - Fare vita il Vangelo

Carissimi fratelli,
nel Vangelo di domenica scorsa Dio manifesta la sua misericordia infinita. Precisamente lo fa attraverso la fiducia che dimostra facendoci parte della sua opera. Nella parabola, il padrone che rappresenta a Dio, prima di andarsene consegna a ogni uno dei suoi servi la quantità di talenti che ciascuno è capace d’amministrare. Si fida totalmente della loro responsabilità e si può dire di più, si fida del nostro amore che è ciò che alla fine ci fa agire.

Tuttavia la risposta umana non è sempre quella giusta. I due primi servi raddoppiano con il loro lavoro, il capitale affidato. Mostrano così il loro impegno, la loro volontà di servire il loro padrone. Mettendoci noi nel ruolo dei servi fedeli dobbiamo pensare che cosa ci muove ad operare e a servire Dio. Non siamo robot dunque le nostre azioni corrispondono a una motivazione interna. Abbiamo bisogno di rispondere questa domanda: perché agisco io, che mi muove a fare o non fare? Se la risposta è l’amore, siamo nella strada giusta.

Invece il terzo servo, chiamato “malvagio e pigro” per il padrone, non aveva fatto niente. C’era qualche mancanza, non aveva movente ne motivazione positiva. Soltanto un timore ingiustificato al suo padrone, basato in rumori, in chiacchiere. Non conoscendo veramente al suo padrone non lo amava, non si sentiva impegnato con Lui. Se la nostra religione è superficiale, è più un’abitudine esterna e no un rapporto personale con Gesù, siamo proprio nello stesso guaio del servo pigro.

Dio è amore, misericordia tradotta in fiducia. Lui ci fa partecipare attivamente nella sua opera, nella storia della salvezza. Basta lasciarci abbracciare di questo infinito amore per sentirci spinti a collaborare, a servirlo. L’amore ci fa generosi, creativi, imprenditori, capaci di trovare nuove maniere di servire, di creare nuovi mezzi per portare Gesù agli altri, etc. Siamo in ritardo quindi cominciamo oggi e con tutte le nostre forze.
Fino al Cielo.

P. Cèsar Piechestein
ilpreteditutti

viernes, 11 de noviembre de 2011

Per pregare meglio - Implorare lo Spirito Santo

Siamo qui dinanzi a te, o Spirito Santo; sentiamo il peso delle debolezze, ma siamo tutti riuniti nel tuo nome; vieni a noi, assistici, vieni nei nostri cuori; insegnaci tu ciò che dobbiamo fare, mostraci tu il cammino da seguire, compi tu stesso quanto da noi richiesto.

Sii tu solo a suggerire e a guidare le nostre decisioni, perché tu solo, con Dio Padre e con il Figlio suo, hai un nome santo e glorioso; non permettere che sia lesa da noi la giustizia, tu che ami l'ordine e la pace; non ci faccia sviare l'ignoranza; non ci renda parziali l'umana simpatia, non ci influenzino cariche e persone; tienici stretti a te e in nulla ci distogliamo dalla verità; fa' che riuniti nel tuo santo nome, sappiamo contemplare bontà e tenerezza insieme, così da fare tutto in armonia con te, nell'attesa che per il fedele compimento del dovere ci siano dati in futuro i premi eterni.

Amen.

domingo, 6 de noviembre de 2011

Tempo ordinario, XXXII Domenica - Fare vita il Vangelo

Carissimi fratelli,
tutti vogliamo andare al Cielo, va bene magari c’è qualcuno che non ha questa idea così chiara. duratura. Perciò quando oggi nel Vangelo il Signore ci parla del Regno dei Cieli possiamo pensare che la grande maggioranza degli uomini si sentiranno chiamati a questo destino felice.

Tuttavia molte persone non mostrano un grande interesse per andare in Cielo, per la felicità eterna. Forse la principale ragione è che non pensiamo spesso nella propria morte. Ma sappiamo che se c’è qualcosa garantita è giustamente la morte, che arriva prima o poi a tutti. Quindi dobbiamo essere pronti per riceverla e questo significa una preparazione spirituale autentica.

Le vergini stolte della parabola on avevano portato un po’ d’olio di più, forse per pigrizia o semplicemente trascuratezza. Erano state invitate alle nozze tanto come le altre cinque, quelle sagge. Avevano un compito, quello di accompagnare lo sposo. Sembra che erano interessate nella festa ma non abbastanza nella loro missione. Mancato l’olio non riuscirono a fare il loro dovere e comunque volevano entrare nel banchetto, senza successo perché non furono riconosciute per lo sposo.

Magari non era l’olio ciò che le mancava ma l’amore. Chi ama è sempre pronto per qualsiasi situazione, fino a donare la vita per l’essere amato. Le ragazze sagge sapevano che lo più importante era accompagnare lo sposo e si sono aprontate benissimo. Così dobbiamo fare anche noi, non accontentarci con il minimo sforzo ma cercare di dare al Signore il meglio di noi. Sempre si può perfezionare la nostra vita cristiana, il nostro rapporto con Gesù.

Questa domenica siamo stati chiamati o quasi mi azzarderei a dire avvertiti dal Signore. Se veramente vogliamo la felicità eterna dobbiamo essere sempre pronti, produrre i frutti che si aspettano di noi, amare fino alla fine, con tutte le nostre forze. Gesù lo merita tutto dipende da noi rispondere alla altezza della chiamata.
Fino al Cielo.

P. Cèsar Piechestein
ilpreteditutti

viernes, 4 de noviembre de 2011

Per lodare la Parola - Signore tu sei nostro amico, Francesco Buttazzo



Signore, tu sei nostro amico
e ci vuoi bene in ogni istante...
ma il nostro cuore non ti pensa
e si dimentica di te.

Signore, rivolgi ancora gli occhi su di noi
e sorridici, perdonaci,
perché siamo amici tuoi.

Cristo Gesù, sei nostro fratello
e vivi nelle nostre case...
Ma spesso manca la tua pace,
perché non accogliamo te.

Cristo, rivolgi ancora gli occhi su di noi
e sorridici, perdonaci,
perché siamo amici tuoi.

Signore tu sei nostro maestro,
ci insegni a vivere nel bene...
ma spesso noi scegliamo il male,
dimenticandoci di te.

Signore, rivolgi ancora gli occhi su di noi
e sorridici, perdonaci,
perché siamo amici tuoi.