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lunes, 25 de octubre de 2010

Per pregare meglio - Davanti al tabernacolo

A GESÚ SACRAMENTATO

Signore mio Gesù Cristo che, per l’amore che porti agli uomini, te ne stai notte e giorno in questo sacramento, tutto pieno di pietà e d’amore, aspettando, chiamando ed accogliendo tutti coloro che vengono a visitarti, io ti credo presente nel sacramento dell’altare; ti adoro dall’abisso del mio niente e ti ringrazio di quante grazie mi hai fatto, specialmente di avermi donato Te stesso in questo sacramento ; di avermi chiamato a visitarti in questa chiesa.

Io saluto oggi il tuo amatissimo ed amabilissimo cuore ed intendo salutarlo per tre fini: 1) In ringraziamento di questo gran dono; 2) In compenso di tutte le ingiurie che hai ricevuto e ricevi in questo sacramento da tutti gli infedeli, eretici e cattivi cristiani; 3) Per adorarti in tutti i luoghi della terra, dove Tu sacramentato te ne stai meno riverito e più abbandonato.

Gesù mio, io ti amo con tutto il cuore; mi pento di aver per il passato tante volte disgustato la tua bontà infinita; propongo con la tua grazia di non offenderti più per l’avvenire; e al presente io, miserabile quale sono, mi consacro tutto a Te, ti dono e rinunzio tutta la mia volontà.

Ti raccomando le anime del purgatorio e, specialmente, le più devote del Santissimo Sacramento e di Maria Santissima. Ti raccomando ancora tutti i peccatori. Unisco infine, Salvatore mio caro, tutti gli affetti miei cogli affetti del tuo amorosissimo cuore e, così uniti, li offro al tuo eterno Padre e lo prego, in nome tuo, che per tuo amore li accetti ed esaudisca.
Amen.

(San Alfonso Maria De Liguori)

viernes, 22 de octubre de 2010

Il Vangelo della Domenica - XXX Tempo Ordinario

Carissimi fratelli,
Dio non è complicato, ma tante volte noi ci complichiamo la vita e pensiamo pure complicare Lui. Quando ne parliamo di pregare Gesù ci da nella preguiera del publbicano una sintesi della preguiera autentica, quella che riesce a conmuovere Dio. Mentre il fariseo, dopo la sua lunga esposizione ritornò a casa sua così come era uscito, il pubblicano ritornò giustificato, vuol dire, perdonato, riconciliato con Dio e godendo nuovamente della Sua amicizia.

"O Dio, abbi pietà di me, peccatore", chiara e contundente preguiera. Credo che possiamo far uscire di questa frase tre idee, che sarebbero come le caratteristiche proprie della autentica preguiera.

Quando dice "O Dio", il pubblicano riconosce che è al Creatore, al onnipotente, con chi parla. Non possiamo mai dimenticare questa verità. Quando ci metiamo in preguiera dobbiamo tenere sempre presente che è a Dios a chi ci rivolgiamo. Lui sta presente e attento, pero non è qualsiasi persona, e il nostro Padre, il nostro Redentore, il Santificatore, è la Santissima Trinità, che ascolta la nostra supplica. Avere questo chiaro ci darà l'attegiamento giusto, la devozione necessaria e pure la riverenza che merita Dio.

"Abbi pietà di me" è la seconda parte. Tante volte li rivolgerono a Gesù questa frase. I lebbrosi, il cieco Bartimeo e tanti altri che li cercavano. Avevano fede in Lui, sapevano che Lui gli poteva socorrere nella sua situazione, nelle sue mancanze. Non lasciava mai nessuno con le mane voute. Non c'è bisogno di fare un'elenco delle nostre necessità, perchè Lui consce fino al numero dei nostri capelli. Basta con farli sapere che tutto lo speriamo di Lui.

"Peccatore", così chiude sua preguiera il pubblicano. Fa un riconoscimento della sua propria persona. Chi sono io davanti il Signore, soltanto un peccatore, una creatura che è stata infedele tante volte, che non sa amare Dio come Lui merita. E implicita in questo riconoscimento la richiesta di perdono. Se voglio essere ricevuto, ascoltato e perdonato, devo riconoscere la mia pochezza, come la pecatora che con le sue lacrime ha lavato i piedi del Signore. Senza parole, ma con quel grande gesto, ha dimostrato inssieme al suo pentimento, anche il suo amore.

Sappiamo perfettamente quale è la importanza e pure la necessità che abbiamo di pregare. Oggi Gesèu ci insegna a pregare bene, a fare della nostra preguiera un momento d'incontro con Dio, di dialogo profondo. Lui ci parlerà nel cuore, basta voler sentire.
Fino al Cielo.

P. Cèsar Piechestein
ilpreteditutti

Un ragazzo santo ... Pier Giorgio Frassati

miércoles, 20 de octubre de 2010

Per pregare meglio - Dalla «Lettera a Proba» di sant'Agostino, vescovo

Le aspirazioni del cuore, anima della preghiera

Quando preghiamo non dobbiamo mai perderci in tante considerazioni, cercando di sapere che cosa dobbiamo chiedere e temendo di non riuscire a pregare come si conviene. Perché non diciamo piuttosto col salmista: «Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per gustare la dolcezza del Signore e ammirare il suo santuario»? (Sal 26, 4). Ivi infatti non c'è successione di giorni come se ogni giorno dovesse arrivare e poi passare. L'inizio dell'uno non segna la fine dell'altro, perché vi si trovano presenti tutti contemporaneamente. La vita, alla quale quei giorni appartengono, non conosce tramonto.

Per conseguire questa vita beata, la stessa vera Vita in persona ci ha insegnato a pregare, non con molte parole, come se fossimo tanto più facilmente esauditi, quanto più siamo prolissi. Nella preghiera infatti ci rivolgiamo a colui che, come dice il Signore medesimo, già sa quello che ci è necessario, prima ancora che glielo chiediamo (cfr. Mt 6, 7-8).

Potrebbe sembrare strano che Dio ci comandi di fargli delle richieste quando egli conosce, prima ancora che glielo domandiamo, quello che ci è necessario. Dobbiamo però riflettere che a lui non importa tanto la manifestazione del nostro desiderio, cosa che egli conosce molto bene, ma piuttosto che questo desiderio si ravvivi in noi mediante la domanda perché possiamo ottenere ciò che egli è già disposto a concederci. Questo dono, infatti, è assai grande, mentre noi siamo tanto piccoli e limitati per accoglierlo. Perciò ci vien detto: «Aprite anche voi il vostro cuore! Non lasciatevi legare al giogo estraneo degli infedeli» (2 Cor 6, 13-14).

Il dono è davvero grande, tanto che né occhio mai vide, perché non è colore; né orecchio mai udì, perché non è suono; né mai è entrato in cuore d'uomo (cfr. 1 Cor 2, 9), perché è là che il cuore dell'uomo deve entrare. Lo riceveremo con tanta maggiore capacità, quanto più salda sarà la nostra fede, più ferma la nostra speranza, più ardente il nostro desiderio.

Noi dunque preghiamo sempre in questa stessa fede, speranza e carità, con desiderio ininterrotto.

Ma in certe ore e in determinate circostanze, ci rivolgiamo a Dio anche con le parole, perché, mediante questi segni, possiamo stimolare noi stessi e insieme renderci conto di quanto abbiamo progredito nelle sante aspirazioni, spronandoci con maggiore ardore a intensificarle. Quanto più vivo, infatti, sarà il desiderio, tanto più ricco sarà l'effetto. E perciò, che altro vogliono dire le parole dell'Apostolo: «Pregate incessantemente» (1 Ts 5, 17) se non questo: Desiderate, senza stancarvi, da colui che solo può concederla quella vita beata, che niente varrebbe se non fosse eterna?

domingo, 17 de octubre de 2010

Il Vangelo della Domenica - XXIX Tempo Ordinario

Carìssimi fratelli,
nel Vangelo di questa domenica il Signore vuole insegnarci a pregare sempre, senza stanchezza . Certamente qualche volta ci può sembrare noioso pregare. Ma come mai tanti santi avevano questo grande desiderio verso la preguiera, senza stancarsi, senza trascurare questa parte così importante della vita interiore?.

Quando facciamo qualcosa che ci fa piacere non vogliamo fermarci. Nessuno, a meno que sia malato, desidera non mangiare più. Restare con le persone che amiamo è sempre qualcosa voluta, cercata. Allora se per noi la preguiera è l’incontro con il migliore amico, il momento di trovare a chi ci ama, e ci aspetta sempre, dovrebbe essere un grande piacere. Se risulta essere una cosa noiosa non è perchè ci manca il amore a Dio, ma perchè ancora non abbiamo imparato a fare della nostra preguiera un vero dialogo con Gesù.

La vedova della parábola ci insegna che nostra preguiera debe essere persistente, umile è sopratutto piena di fede. Persistente perchè sappiamo che all’amico non lo possiamo cercare soltanto quando ne abbiamo bisogno. Sarebbe tropo egoísta. Allora nostra amicizia ci farà cercarlo ogni giorno, a volte per chiedere, a volte per ringraziare, a volte solo per parlare, per restare con Lui. Umile perchè riconosciamo che non è il nostro impiegato, quindi tutto quello che ci da è una grazia, un favore. Non possiamo essigere.

La fede è il fondamento del nostro rapporto con Gesù. Mettere tutta la nostra fiducia soltanto in Lui, perchè nessuno ci ama come ci ama Lui.

Vi invito a fare il vostro cammino di preguiera. Non basta con ripetere le preguiere imparate a memoria. Quello certamente è un aiuto, pero non basta. Con fede, umiltà e perseveranza mettiamoci davanti a Gesù Sacramentato a parlare. Diciamo tutto quello che portiamo nel cuore, quello che si dice agli amici, come si parla tra chi si amano. Vi asicuro che sarà un grande piacere e non vi stancherete mai.
Fino al Cielo

P. Cèsar Piechestein
ilpreteditutti

sábado, 16 de octubre de 2010

Vangelo e tabernacolo

Un tabernacolo fa tanto meditare!

Il miglior libro di meditazione davanti al tabernacolo è il Vangelo: non sta force, sia nell'uno che nell' altro, vivo, reale,e palpitante di amore, lo stesso Gesù?

Nel Vangelo si narrano fatti della vita di Gesù; tu puoi ricordarli e imaginarti spettatore di essi.
Quanto è facile meditare , davanti a un tabernacolo, la nascita, la povertà e le gioie di Betlemme, le angoscie dell'Egitto, le ingratitudine del pretorio di Pilato, l'abbandono e la desolazione del Getsemani e del Calvario !

Quanto è dolce dire, in tutta verità, guardando la porticina del tabernacolo: a Te è toccato tutto ciò!...

Nel Vangelo si raccontano miracoli di Gesù per soccorrere alle necessità del'anima e del corpo, miracoli che confermano la divinità del Maestro. Non hanno bisogno di miracoli la tua anima e il tuo corpo? perchè non devi metterti davanti a Gesù che fa miracoli, come il cieco di Gerico, come il paralitico delle piscina, come il lebbroso del deserto, come l'indemoniato, come l'incurabile, come il morto?...

Non èe una reliquia ciò che ci è restato di Colui che faceva tali miracoli : è lo stesso Gesù, con lo stesso potere, la stessa compasione, lo stesso cuore ...

Nel Vangelo si riferiscono detti e parabole; si fanno promesse, si predicono persecuzioni e fatti futuri; e che importanza asume tutto ciò e quale impronta lascia nell'anima, quando si può assicurare a noi stessi, parlando con un dolcissimo tempo presente: Tu mi stai dicendo queste parole: "Nel mondo soffrirete vessazioni, però abiate fiducia. Io ho vinto il mondo"; "Io sarò con voi fino alla consumazione dei secoli"; "Chiedete e riceverete"; "Uscì il seminatore a seminare il suo seme" ...

Nel Vangelo si predicano e si praticano virtù ammirevoli. Come gode l'anima nel vedere ripetute, in ogni momento, queste virtù di Gesù nella sua vita di tabernacolo!

Come si sentono nel tabernacolo e si assaporano l'umiltà, la povertà, l'abnegazione, l'amore, l'amore fino alla fine, del Vangelo!

E la contemplazione dell'umiltà che impiccolisce tanto un Gesù Cristo così grande, o l'amore che palpita nel Cuore Eucaristico di Gesù, non forniranno forse un momento di meditazione?

Beato Manuel Gonzàlez "Il vescovo del tabernacolo abbandonato"

Il cuore della Chiesa